Ieri sera ho assistito alla prima romana del film di Mario Martone, Noi credevamo.
Film lungo, lento, difficile eppure straordinario. E alla fine anche la lentezza ha una sua giustificazione: serve a far comprendere la disillusione di una vita intera di lotta per un ideale, di attesa, di sofferenza, di sogni, di illusioni per raggiungere finalmente cosa: il nulla. E' una denuncia amara dell'ipocrisia del nostro Risorgimento, delle speranze, fallite miseramente, di generazioni di uomini e donne che avevano creduto che avrebbero potuto contribuire alla nascita di un nuovo stato: l'Italia. Di uomini e donne che per quell'ideale hanno combattuto, hanno sofferto, hanno subito il carcere più duro e spesso hanno trovato anche la morte. E' una spaccato sulla violenza della parte che ha vinto, delle follie di alcune frange di rivoluzionari, delle divisioni tra repubblicani e monarchici, della conquista del Sud e del conseguente annientamento di un popolo, della sua economia, della sua storia, delle sua cultura per farne una colonia da sfruttare.
E' un film che non avrà mercato. Non si sa ancora se sarà distribuito nelle sale o se verrà trasmesso in televisione. Non è adatto al grande pubblico perchè da per presupposto che noi si conosca la nostra storia, quindi non spiega, entra direttamente nel vivo degli avvenimenti.
Ma chiunque abbia la curiosità di comprendere l'Italia di oggi non dovrebbe perdersi questa occasione.